La Polka

La Polka

Il termine Polka è di origine ceca, ma vi è una forte incertezza sulla reale origine etimologica del termine, così come il suo significato: forse vuol dire polacca, forse deriva da pulk o pulka, che vorrebbe dire metà. In tal caso, sottolineerebbe il mezzo passo, tipico di questa danza
Dal punto di vista musicale, riprende le mosse dai ritmi di accompagnamento di alcune danze folkloristiche molto diffuse in Boemia agli inizi del 1800.
L’ipotesi più diffusa e conosciuta, è quella portata avanti dallo storico boemo Alfred Waldau. Secondo quest’ultimo, in una domenica dell’anno 1803, il maestro di musica Jesep Neruda, insegnante a Praga, dopo aver osservato una contadinella che, cantando un motivo popolare, ballava e saltava in maniera insolita, intuì che, elaborando quei passi e quel motivo musicale, poteva creare un grande ballo. Annotò la melodia e i movimenti, diffondendo il nuovo ballo sotto il nome di polka, prima a Praga, poi a Baden, in Germania, dove fu accolta con un entusiasmo incredibile.
Nel 1835, il Corpo Musicale dell’esercito della Boemia, aprì il suo repertorio con un brano di Polka. Da quel momento, tutta l’Europa se ne innamorò.
Agli occhi dei benpensanti la Polka, ballata nel modo ideato da Cellarius, apparve scandalosa e non mancarono condanne e polemiche, tanto da indurre molti proprietari di locali a cercare di impedire lo svolgimento di questa danza, in quanto eseguita in modo caotico e violento, facendo volare piatti e bicchieri, tavoli e sedie.
In realtà, si sentiva il bisogno di evadere dalla monotonia dei balli a coppia aperta, dalla cultura delle quadriglie, diventate dei veri e propri riti, con tutta una serie di rigidità.
La Polka, fu percepita dalle masse come simbolo di allegria e libertà
“le vesti si sollevano troppo, i salti fanno sobbalzare i seni delle ballerine, gli incroci delle gambe che si insinuano in un pericoloso intreccio sono elementi che contribuiscono ad annullare tutti i benefici del ballo, almeno sul piano etico”

(P.Gavina, Il Ballo, Milano, Hoepli editore, 1905)